L’edutainment, neologismo che deriva dall’incontro tra i due termini education ed entertainment, ci guida verso la creazione di spazi virtuali che associno la didattica con il divertimento, in modo da sfruttare le possibilità offerte dal computer nel riuscire a coinvolgere ed interessare, nel tentativo di produrre un apprendimento efficace. Ma questo modo di apprendere si può applicare a tutti i contenuti? Dov’è che finisce il gioco ed entra davvero in campo l’apprendimento?
Donald Norman, il padre spirituale dell’Interaction Design, ha recentemente offerto una panoramica sul futuro dell’educazione. Uno scenario fatto di progressi inarrestabili e sotteso da una importante domanda: cosa può imparare la formazione dai musei interattivi e dai videogame? Detto così sembra quasi un gioco di parole: può la formazione veramente imparare qualcosa, invece di insegnare soltanto?
E tali “lezioni apprese” possono provenire da un contesto apparentemente così diverso?
Secondo Norman ciò che l’insegnamento può (e deve) assorbire è il ruolo centrale del gioco. In effetti, nel sistema educativo moderno e, soprattutto, nell’educazione on-line l’elemento ludico sta già acquisendo un ruolo sempre più importante. Il miglior metodo per apprendere, infatti, è quello che ci coinvolge, ci rende partecipi e ci permette di sperimentare le conseguenze delle nostre azioni. L’edutainment, neologismo nato dall’incontro tra i due termini education ed entertainment, ci guida verso la creazione di spazi virtuali che associno la didattica con il divertimento, in modo da sfruttare le possibilità offerte dal computer nel riuscire a coinvolgere ed interessare, nel tentativo di produrre un apprendimento efficace.
Questo approccio cerca di portare nella progettazione della didattica la dimensione ludica del sapere, il piacere di imparare divertendosi, cercando ed esplorando. Se si potesse veramente fare, e fare bene, equivarrebbe a realizzare tutto quello che in realtà desideriamo: imparare giocando, lasciando libera di esprimersi la nostra voglia di divertimento e la nostra creatività.
Perché dovrebbe funzionare? Nei giochi e in tutte le attività che sfruttano il gioco per favorire l’apprendimento, ci concentriamo oltre ogni limite, pervenendo a un apprendimento reale. Quando impariamo giocando, abbiamo voglia di tornare indietro e rifare tutto da capo. Un po’ come leggere un bel romanzo, dopo l’ultima pagina quanti di noi sono tentati di ricominciarlo?
Per questi motivi, negli ultimi tempi, si cerca di avvicinare sempre di più l’educazione a contesti ludici. E questo è possibile anche grazie alle nuove tecnologie.
Gli exhibit interattivi, permettono al visitatore di percepire in modo diretto alcuni interessanti fenomeni naturali. Alcuni esempi sono l’Exploratorium di San Francisco, il Deutsches Museum di Monaco di Baviera, il Palais de la Découverte di Parigi e lo Science Museum di Londra.
Questi musei sono diventati famosi in tutto il mondo per il loro singolare stile espositivo ed educativo. L’interattività incoraggia l’esplorazione, l’esperienza diretta rende semplici da capire argomenti altrimenti troppo complessi e l’apprendimento diventa un piacevole divertimento, permettendo una partecipazione attiva del pubblico e stimolando la curiosità dei visitatori.
Oggi le nuove tecnologie rendono disponibili ambienti per l’apprendimento esperienziale (simulazioni, ambienti interattivi, micromondi) accessibili a tutti. L’allievo interagisce con la piattaforma che può rispondere a un’azione e comportarsi come un maestro che aiuta a raggiungere l’obiettivo e corregge le azioni sbagliate.
La filosofia del learning by doing (imparare facendo) ci permette di sperimentare, provare e riprovare, per riuscire ad apprendere, attraverso l’esperienza, come agire correttamente nella realtà.
Sta cambiando il modo in cui si pensa all’educazione e il modo in cui la si fa. Si sta cercando di dare sempre più importanza a fattori come la discussione, la collaborazione e la cooperazione.
Ma questo modo di apprendere si può applicare a tutti i contenuti? Dov’è che finisce il gioco ed entra davvero in campo l’apprendimento? La vera sfida dovrebbe essere quella di cercare di ottenere interesse, motivazione e un’attenzione continua e concentrata. In realtà, esistono già molti esempi che si ispirano al principio del gioco nell’insegnamento della letteratura, dell’aritmetica o dell’urbanistica. Ciò malgrado, abbiamo ancora bisogno di molta ricerca per sviluppare queste idee e rendere l’edutainment una realtà quotidiana.